Storico - Discipline

Corso Educatori secondo appuntamento: il Prof. Pizzini sull'educazione sportiva - 2008-11-30 08:44:30

Nonostante la nevicata che ha paralizzato il Trentino e la presenza di una decina di convenuti, il professor Rolando Pizzini ha voluto ugualmente rendere onore a chi ha sfidato la neve ed il freddo per raggiungere il secondo appuntamento del Corso di Formazione CSI. Dopo aver deciso di rinviare la conferenza vera e propria ha infatti chiesto ai presenti quali fossero i problemi più difficili da gestire nei loro sodalizi. 
La conferenza verrà comunque replicata in forma più strutturata in data da destinarsi.

Il Prof. Pizzini ha aperto il proprio intervento ponendo una domanda ai convenuti: quali sono i problemi più difficili da gestire nei loro sodalizi.

E’ subito emersa la difficoltà di trattenere i giovani nella fascia di età dai 14 ai 17 anni.

Questo tema ha dato vita ad una serata che, nonostante l’improvvisazione, si è rivelata inaspettatamente utile.

Pizzini, con il suo stile “concreto”, ha cercato di far capire la differenza fra la realtà oggettiva e il mondo ideale che ciascuno di noi, volente o nolente, si crea nella sua mente. Ha, in sostanza, fatto capire che l’agonista, o l’autentico appassionato è, e rimarrà sempre, un’eccezione. Le statistiche dicono chiaramente che l’abbandono sportivo, per tutta una serie di fattori facilmente individuabili, rientra nella normalità degli individi in crescita.

Ciò che abbaglia, che trae in inganno, è il fatto che siamo di fronte ad un mutamento epocale, “Oggi non c’è più il cortile che una volta dava libero sfogo alle energie dei cuccioli. Quand’ero piccolo” ha spiegato Pizzini “giocavano a calcio o andavano a correre solo gli atleti; la selezione era naturale e tutti gli altri stavano semplicemente a casa a giocare senza far nascere sensi di colpa nei genitori, negli insegnanti o negli educatori. Oggi, mancando i cortili ed abitando in spazi sempre più ristretti” ha precisato il relatore “ogni genitore si sente in dovere di portare il proprio bambino a fare sport riempiendo in tal modo ogni sodalizio di pulcini. Ed è qui che nasce l’inganno. I piccoli, in realtà, in larga percentuale, non richiedono lo sport, normalmente inteso, ma il gioco, la relazione, il gruppo, il divertirmento attraverso il sudore. Con la crescita però accade quello che è sempre accaduto, il giovane si dirige verso i “suoi” interessi. E si smaschera l’inganno, le società sportive si svuotano ed esse si ritrovano con i soli veri atleti, gli autentici appassionati che non sono mai la maggioranza ma sempre la netta minoranza. Però che male c’è” ha chiesto Pizzini “a ritrovarsi con i migliori?”.

Pizzini ha successivmante esposto la filosofia che deve reggere l’anima di Enti quali il CSI. “Lavorare bene ponendo in primo piano la salute del praticante e solo in secondo luogo la prestazione intesa come agonismo o come incremento del numero dei tesserati”.

L’associazionismo deve quindi rimanere servizio e attenzione alla persona e non utilizzo degli individui per raggiungere uno scopo meramente produttivo, che invece è compito specifico delle società professionistiche.

“Enti come il CSI possono svolgere” ha precisato Pizzini “un grande ruolo sociale se perseguono il fine dell’educazione sportiva e del benessere psicofisico dei tesserati. Per raggiungere ciò è però necessario che ogni allenatore si prepari accrescendo la propria cultura conoscendo il corpo umano, la pedagogia sportiva e, ovviamente, la disciplina che insegna. Continuo a vedere” ha precisato Pizzini “allenatori che compiono errori gravissimi addirittura nella proposta degli esercizi più semplici. Ciò significa che esiste un’analfabetismo di massa nella preparazione che reca gravi danni alle strutture muscolo-scheletriche. Lavoriamo bene per innalzare la conoscenza e le famiglie, i tesserati, tutta la società ce ne sarà riconoscente”.

Tieniti informato

Inserisci il tuo indirizzo email per ricevere le notifiche inserite sul sito.