A seguire "Il punto" di Massimo Achini (Presidente Nazionale del CSI), pubblicato sull' "Avvenire" del 10 novembre 2011.
IL PUNTO
Sognando una squadra di fantastiche schiappe
di Massimo Achini
Nella settimana che vede in campo la Nazionale, una giocata da campione lha fatta Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno. Sua Eccellenza, si è liberato al limite dellarea e ha fatto partire una stoccata che si è infilata dritta allincrocio. Il bello è che non è sceso in campo: il
goal da incorniciare lha fatto restando seduto dietro la sua scrivania. Veniamo ai fatti. Un bimbo (come capita a troppi!) resta per buona parte del campionato seduto in panchina perché grassottello e tecnicamente scarso. Suo padre scrive una lettera al giornale locale (il Tirreno)
interrogandosi sulle finalità educative di una società sportiva che (forse in buona fede) finisce per rendere tristi i ragazzi. La lettera scatena un dibattito sulle colonne del giornale. A questo punto il Vescovo di Livorno decide di scendere in campo, dicendo con chiarezza la sua. Mi sto adoperando per rilanciare gli Oratori in città. Penso soprattutto a quei ragazzi che rischiano di restare tagliati
fuori dallo sport perché non hanno le capacità o anche solo linteresse di dedicarsi a praticarlo in modo agonistico. Sogno una squadra di schiappe. Non capita tutti i giorni di assistere a un Vescovo che, in prima persona, interviene per difendere il diritto allo sport dei ragazzi. Quando
capita fa piacere. Regala entusiasmo. Serve come segno di fiducia e di incoraggiamento per tutti quelli che, in Oratorio, si impegnano per leducazione dei ragazzi e dei giovani attraverso lo sport. Il problema non è giocare poco o giocare tanto. Il problema è rendere i ragazzi felici. Il problema è aiutarli a crescere nella vita. È vero che negli ultimi decenni la sensibilità educativa è cresciuta in tutto il calcio giovanile, ma è altrettanto vero che il modello scuola calcio che assume la limpostazione di fabbrica di presunti campioni (illudendoli) non è definitivamente tramontato. Purtroppo i provini, le selezioni, i titolari fissi, in squadrette con ragazzi di 12 anni, esistono ancora, e non si tratta di casi isolati. Per una strada diversa continua ad andare lo sport in Oratorio. Sotto il campanile si continua a ripartire in contropiede rispetto alle logiche del nostro tempo, considerando lo sport uno strumento per educare alla vita. Uno sport fatto bene, con allenatori e dirigenti competenti e preparati, ma assolutamente aperto a tutti. Bravi, bravini, mediocri, scarsi, schiappe conta poco
Conta amare i ragazzi e considerare lo sport uno
strumento prezioso per educarli alla vita.