Storico - Atletica leggera

Corso educatori: l'intervento di p. Vigilio Torresani - 2010-02-24 14:22:24

Di seguito l'intervento di p. Vigilio Torresani.

Un Allenatore con la "A" maiuscola

Il Centro sportivo italiano rivendica un ruolo sociale nello sport e nella società.

Prima sono un educatore. Poi faccio l'allenatore. Georges Coste, allenatore di rugby

Gli allenatori non fanno le gare, ma sono loro a vincerle.

1. Accade, ad esempio .

*. di leggere quanto ha scritto una celebre lanciatrice del peso dell'ex Germania dell'Est, diventata puoi uomo: "Avevo una fiducia cieca nei miei allenatori. Con le loro dosi sempre più massicce di preparati ormonali mi hanno trasformato in una specie di robot, al solo scopo di conquistare medaglie per la gloria del regime".

* . di leggere la seguente lettera al direttore di Avvenire: "Arrivo sul sagrato della chiesa per la messa. Attiguo alla chiesa, il campo di calcio di una squadra di periferia; sotto l'illuminazione alcuni bambini di 6-7 anni, i pulcini. Ad attirare la mia attenzione un allenatore-orco che inveisce contro un "pulcino" spaventato perché ha sbagliato a lanciare il pallone con le mani; tutto è sproporzionatamente antitetico: la mole, lo sguardo, la reazione. Così spesso nei campi di calcio come in altri ambienti si consuma l'ennesima violenza psichica sui minori. Pseudo allenatori che non sanno bnulla di pedagogia e di pricologia infantile infieriscono e feriscono una piccola umanità che non chiede altro che giocare e divertirsi" (30 novembre 2003).



2. Il commento

"L'allenatore è quel dirigente che deve occuparsi degli aspetti tecnici e tattici della squadra o del singolo atleta", si legge in un noto un vocabolario della lingua italiana. Egli può dunque disinteressarsi degli aspetti morali, affettivi, spirituali ecc. di coloro che egli allena?

Noi crediamo che suo compito primario sia quello di far lievitare nel cuore delle persone il gusto di fare sport, d'insegnare il fair play, di educare alla competizione magari grintosa ma leale, di far crescere nel gruppo l'armonia e la collaborazione. In parole semplici, anch'egli è un educatore, uno che trae fuori (e-ducere, appunto) il meglio di ciò che ciascuno ha dentro.

L'allenatore "è la persona che occupa il posto in prima fila nella considerazione dei giovani", ha scritto l'ex allenatore della nazionale giovanile di rugby Filippo Caccia Dominioni. Grande, dunque, è sua la responsabilità morale.

L'allenatore intelligente non impone la tecnica appresa dai libri o dalla propria esperienza; la scopre nelle persone. Le qualità prico-fisiche che rendono diverse tra loro le persone vanno perfezionate, non annullate. Nello sport come in ogni altro ambito della vita umana. Alle olimpiadi di Città del Messico (1968) l'americano Dick Fosbury sbalordì tutti col suo inedito "salto a gambero" che gli permise di scavalcare l'asticella posta a m 2,24. Non s'era mai visto nessuno voltare le spalle all'asticella, per poterla scavalcare. "Il mio allenatore voleva ch'esaltassi come tutti avevano sempre fatto, con lo "stile ventrale". Ma io ho voluto saltare a modo mio", disse press'a poco dopo la vittoria olimpica. Rifiutando di essere una fotocopia, affermò se stesso come uomo, prima che come atleta.

Un buon allenatore deve inoltre tener presente il classico schema che sintetizza le qualità di un educatore:

- sapere: conoscere in modo non approssimativo la propria disciplina sportiva, ricordando che decide chi sa, non chi comanda; che l'uomo colto non è quello che sa, ma quello che continua ad apprendere; che ignoranza non è solo "non sapere", ma anche sapere in modo errato;

- saper fare: capacità di insegnare i fondamentali della disciplina, e soprattutto il gusto di giocare;

- saper essere: ricordando che gli altri possono sempre dubitare di ciò che uno dice, ma credono a ciò che fa.

Piano della fede. Importante nella vita sportiva, l'allenatore è insostituibile in quella spirituale. Perché il cammino di fede è arduo più di qualsiasi altro. Comporta scelte difficili e controcorrente, dettate non dal semplice "buon senso", ma dalle esigenze del Vangelo. La vita spirituale non può crescere senza l'invisibile ma reale Allenatore di tutti: lo Spirito santo. Senza la sua guida la strada diventa buia; senza il suo aiuto, la gara della vita non si porta a termine. E tanto meno la si può vincere.



3. La Parola

* Gesù: "Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora sarebbe troppo per voi; quando però verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà verso tutta la verità" (Giovanni, 16,12)

* Quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Romani 8,14)



4.La preghiera

La guida

Dovunque io vada

tu sei il mio compagno che mi tiene per mano

e mi conduce.

Sulla strada in cui cammino

tu solo, Signore, sei il mio sostegno.

Al mio fianco tu porti il mio fardello.

Camminando, se divago errando,

tu mi riporti sul giusto sentiero.

RIFLESSIONE


Un CSI è forte quando ricupera le proprie relazioni in un cammino unitario verso una meta comune: l'uomo.

Intessere attraverso lo sport delle relazioni nel rispetto, nell'aiuto reciproco - avere la forza della missione.

L'immobilismo non risponde ai bisogni del tempo - il CSI è un motore, una forza che ci spinge verso il futuro.

Noi non possiamo fare tutto - ma bisogna che altri facciano la loro parte - occorre dare spazio ai giovani - riapassionare i giovani - creare un patto di continuità , una nuova alleanza fra le generazioni.

Abbiamo un passato ricco - sta a noi raccogliere la lezione del passato e proiettarci verso il futuro con gioia ed entusiasmo. Questa è la missione del CSI

Occorrono fare delle scelte e il CSI le fa: verso la parrocchia e verso la scuola e :

- sensibilizzando gli studenti, le famiglie a fare sport;

- ricuperando il volontariato su tutti i versanti.

Duplice quindi il cammino: verso la scuola e la parrocchia rimettendo nel circuito la famiglia che oggi è l'anello debole.

Allora si capisce l'importanza, nella crisi della famiglie, di educare attraverso lo sport.

Il mondo sappiamo cambia velocemente e noi del CSI non possiamo stare come una volta;

- occorre audacia - proporre attività sportive e familiari di qualità

- è il tempo della cooperazione - della coerenza e non delle colpe

- tutti siamo corresponsabili

Il CSI deve essere visibile sul territorio perché solo così si è credibili e si è di qualità.
E' tempo di riprendere in mano il Vangelo che ci invita ad accogliere tutti, però i dirigenti devono proporre una qualità di sport di ispirazione cristiana. Il CSI forse oggi è il più adatto nella Chiesa nell'impegno di educazione. Sì il CSI sta dentro e fuori la Chiesa - non deve essere chiuso, ma aperto alla novità. Oggi giochiamo questa carta perché questo è il bisogno, la sete delle gente

I nostri orientamenti e impegni:

- riappassionare - attenzione alle periferie sia culturali che geografiche

- costruire luoghi di amicizia - ripartire dalle relazioni

- impegnare i giovani con un patto di alleanza con gli adulti

Impegno nella formazione:

- saper scegliere i dirigenti del CSI : possibilmente provenienti dalla parrocchia o che ad essa facciano riferimento perché il ragazzo proviene pure da un cammino di fede Sappiamo che la formazione la fa la famiglia, la parrocchia, ma sappiamo che il CSI collabora con queste agenzie educative nella formazione attraverso lo sport.

La parrocchia si apre verso l'esterno non solo con la liturgia o la catechesi, ma con le attività sportive che devono essere accolte e sostenute.

Cosa è il CSI : - quell'ente di ispirazione cristiana che sa stare dentro la storia: comunità civile - comunità cristiana - scuola - famiglia e non solo dentro la nicchia dello sport.
- ha l'interesse per ricuperare quella coscienza politica, quell'amore verso.

Occorre quindi mettere al centro i pilastri, il carisma del CSI e attualizzarli nell'oggi.

Il CSI offre non solo un progetto, ma anche un modello sportivo:

- la ricerca della felicità - della vita - della gioia

- rispondere al bisogno di sete con un modello sportivo basato sulle relazioni.

Quindi non possiamo perdere la forza delle relazioni all'interno e all'esterno

- occorre ricuperare la passione, impegno per lo sport

- il CSI deve saper affascinare ; in esso le persone devono stare bene

Un invito:

ascoltare ogni ragazzo, accompagnare ogni persona. Questo è lo stile , è l'impegno che il CSI vuole portare avanti anche e soprattutto attraverso i dirigenti delle società sportive.

Un volta gli animatori del CSI provenivano dagli oratori, dall'Azione Cattolica, luoghi di formazione ai grandi valori. Oggi purtroppo non ci sono più. Abbiamo animatori, dirigenti sportivi che provengono dalla strada, magari bravi, intelligenti e capaci, ma mancano di quello spirito formativo, educativo che è alla base dello Statuto del CSI.

Lo sport può cambiare il mondo, solo quando lo sport stesso è visto non come un peso, ma come una ricchezza, come un dono per la vita, come un valore.

Tante sono le sfide da affrontare oggi: lo studio, il lavoro fisso, la famiglia, le amicizie, la Comunità, ma la più importante e impegnativa è la sfida della vita.

Occorre saper collaborare con tutte le agenzie educative in favore del giovane. Dialogate con tutti anche con i vostri parroci, andate da loro, spiegate il vostro impegno e servizio - qualche volta non è riconosciuto. Invitateli alle assemblee. Occorre una sinergia nella collaborazione, non rifiutare nessuno, ma trovare la strada della collaborazione.

Concludendo diciamo che la formazione è l'anima del nostro fare per proporre lo sport come luogo di vita.

Abbiamo tante tentazioni: il benessere materiale ( anche se si parla di crisi.) e altre deviazioni possono farci dimenticare che la vita è il vero bene che abbiamo, il dono più prezioso, il traguardo più ambito.

Quindi non lo sport per lo sport, ma lo sport per la vita. Camminiamo con lo sport verso la persona, soprattutto quella lontana, emarginata, in difficoltà. Non aspettiamo negli spogliatoi l'atleta, ma usciamo allo scoperto, sulle strade, nelle piazze e lì incontriamo i giovani, sui campi di gioco.

Un augurio: che lo sport sia una luce, una speranza, un luogo di vera vita per tutti: famiglie, giovani, adulti ma anche per la Chiesa stessa che collabora con il CSI e guarda con fiducia al mondo dello sport con due obiettivi da proporre e raggiungere:

- purificare il mondo sportivo dalle deviazioni (professionisti e non );

- proporre piste educative - formative. Proporre uno sport di qualità per una vita di qualità.

Questo è il progetto ma anche l'augurio che rivolgo a voi mentre quale delegato dal vescovo per la pastorale sportiva vi ringrazio non solo della partecipazione, ma anche del lavoro che svolgete.

P. Vigilio Torresani

Consulente Ecclesiastico Diocesano del CSI

Trento, 19 febbraio 2010.


Hai spezzato le mie resistenze, o Dio,

mi hai spinto in avanti.

Ora la tua gioia mi penetra e mi avvolge.

E io sono come un bambino

Che gioca in festa

(Tukaram)

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